Gli istituti centrali delle principali aree economiche mondiali i cui tassi si trovano in prossimità dello zero devono mantenere il costo del denaro sui livelli attuali per un periodo prolungato e la Banca centrale europea deve intervenire in fretta con un allentamento di politica monetaria.

PARIGI, 24 giugno 2009 (Reuters)

La valutazione giunge dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nell'ultima edizione dell'outlook semestrale pubblicata oggi.

L'invito alla Federal Reserve è poi a non ritoccare al rialzo i tassi di riferimento Usa prima del 2011, mentre Banca del Giappone dovrebbe mantenere l'attuale livello di 0,1% oltre la fine dell'anno prossimo.

"Le poco incoraggianti prospettive di crescita suggeriscono di usare ulteriore spazio di manovra, laddove esista, per nuovi tagli dei tassi o comunque mantenere gli attuali livelli eccezionalmente bassi per un periodo di tempo prolungato" scrive Ocse.

"E' inoltre importante che le banche centrali ne parlino in maniera esplicita in modo da influenzare i tassi di mercato delle scadenze più lunghe" aggiunge.

A parere dell'organizzazione basata a Parigi l'istituto centrale di Francoforte, che ha portato i tassi di riferimento della zona euro sull'attuale minimo storico di 1%, dovrebbe sfruttare "il rimanente margine per un taglio dei tassi il più in fretta possibile".

Banca d'Inghilterra e Banca del Canada dovrebbero inoltre mantenere il costo del denaro prossimo allo zero fino alla fine dell'anno prossimo.

A parere dell'Ocse sono del resto eccessivi i timori di un possibile effetto inflativo da parte dell'intervento delle banche centrali, anche se i provvedimenti straordinari messi a punto per far fronte alla crisi dovranno un giorno essere rimossi.

Le misure espansive vanno gradualmente annullate in risposta alla normalizzazione delle condizioni sui mercati finanziari, possibilmente prima che le banche centrali comincino ad aumentare i tassi" scrive il rapporto.

Compito dei governi è inoltre mandare ai mercati finanziari il messaggio che l'attuale tendenza al netto incremento di debito e deficit è destinata a rientrare.

"Non si possono escludere nuove scosse nel settore finanziario... e un rischio al ribasso è rappresentato anche dalla reazione negativa dei mercati al vistoso incremento del debito pubblico" dice il documento.

Se la recente risalita dei rendimenti sul mercato obbligazionario non rappresenta un problema, un ulteriore incremento sarebbe fonte di preoccupazione.

"Ci preoccuperebbe una nuova risalita dei rendimenti che potrebbe mettere a repentaglio la ripresa" dice a Reuters l'economista capo Jorgen Elmeskov.

"Credo sia certamente ora di cominciare a pensare a strategie d'uscita e fare annunci, anche condizionali, su come rimuovere la politica espansiva" aggiunge.

Sul fronte dello scenario macro non sono invece più un problema i tassi di cambio.

"Durante la crisi le valute sono state il cane che abbaia ma non morde" osserva l'economista.

"Di fronte alla crisi finanziaria mondiale si sono visti effetti limitati sul mercato dei cambi a eccezione dell'apprezzamento dello yen" aggiunge, precisando che la correzione del dollaro non costituisce motivo di timore.

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