I Protocolli di Sion: un falso storico

Commettere errori quando si è succubi di un’ideologia è molto semplice: ci si convince di qualcosa, non necessariamente reale, e si è convinti di essere portatori di una verità assoluta.

Sergei Nilus, prete russo, nel 1905 pubblicò in appendice alla sua opera sulla venuta dell’Anticristo sulla terra un presunto documento segreto dal titolo I Protocolli dei Savi di Sion, che descriveva un ipotetico piano per la conquista del mondo da parte degli ebrei.

Nilus asseriva che i protocolli fossero opera del primo convegno sionista tenutosi a Basilea nel 1897, nel corso del quale gli anziani avrebbero indicato alle giovani generazioni gli strumenti per poter manipolare le masse e instaurare un nuovo ordine politico: la diffusione di idee liberali, la promozione della libertà di stampa, la contestazione dell’autorità tradizionale e dei valori cristiani e patriottici, il controllo della finanza e dei mezzi di comunicazione. In realtà i Protocolli erano il risultato di una teoria complottista elaborata dalla polizia zarista, al fine di scaricare sugli ebrei il malcontento popolare.

Questo falso storico favorì l’antisemitismo e indusse molti ebrei ad emigrare per sfuggire ai pogrom e all’ostilità della gente. Soltanto nel 1921 verrà dimostrato dal quotidiano Times che si trattava di un falso; tuttavia la propaganda nazista lo utilizzerà per giustificare la persecuzione ebraica. I Protocolli dei Savi di Sion hanno ancora oggi dei sostenitori: sono oggetto di studio nelle scuole in Arabia Saudita.


Autrice dell'articolo: Claudia Marrama Saccente