Breve storia della crisi subprime e del criterio contabile che l’ha generata

parte 2 - Di Michele Giudilli

Torniamo indietro

Con l’aumentare dei tassi e il rallentamento del mercato immobiliare, si è creato un duplice paradosso: il valore delle case poste a garanzie dei mutui hanno perso valore, e le rate sono salite creando problemi di pagamento a coloro che avevano un mutuo, costringendo le banche ad avviare il processo di foreclosure, ovvero di pignoramento e di vendita delle case.

L’offerta di case pignorate che si è riversato sul mercato ha contribuito a far deprimere ulteriormente i prezzi delle immobili, contribuendo alla loro discesa in termini del 30-40% rispetto ai valori di qualche anno fa. L’aumento dei tassi di interessi ha inoltre ridotto l’acquisto di case e quindi contribuito a depremire a loro volto un mercato immobiliare già fermo.

Questo quanto è successo in una cittadina qualsiasi degli Stati Uniti, dove le banche e le filiali locali hanno contribuito ad alimentare questo processo erogando mutui a categorie rischiose. Ma uno direbbe come può in fondo una banca prestare denaro a chi può avere problemi a ripagare il debito?

La spiegazione, al di là della premessa idealistica fatta prima sta in una spiegazione: distribuzione del rischio.

In sostanza le banche che hanno sottoscritto tali mutui molto ingegnosamente hanno ceduto tali mutui ad altre società, ricevendo nuova liquidità per effettuare nuovi mutui ed alimentare questo flusso “vizioso” di credito facile facile.

In che modo le banche distribuivano i rischi?

Adesso ci spostiamo dalla tranquilla cittadina del Midwest americano al centro del mondo finanziario: Wall Street.

Negli ambienti finanziari è sempre stato prassi da alcuni decenni, ma specie in quest’ultimo, di “cartolarizzare” o come dicono gli americani “securization” qualsiasi tipo di attività di investimento a debito e altri attività finanziarie. La cartolarizzazione è una tecnica finanziaria che fa in modo che ad esempio come nel nostro caso, una società specializzata raccoglie i mutui accesi dalle banche americane, subprime e non, e crea dei “veicoli” che emettono delle obbligazioni (titoli di debito) che sono vendute sui mercati finanziari e vanno a riempire i portafogli di gestori di fondi d’investimento, fondi pensione, università, enti pubblici e azienda e investitori.

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