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Inflazione stabile al 2,1% nel 2025. Crescita rivisto al rialzo all’1,2%

In un contesto di inflazione prossima all’obiettivo del 2% e di prospettive economiche in lieve miglioramento, il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) ha deciso oggi di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento.
La mossa, ampiamente anticipata dai mercati, conferma una pausa nella politica di allentamento monetario dopo i tagli cumulativi di 200 punti base implementati tra giugno 2024 e giugno 2025. Il tasso sui depositi presso la banca centrale resta al 2,00%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,40%.
La decisione riflette la valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, che il Consiglio direttivo giudica “pressoché invariata”. L’inflazione complessiva nell’Eurozona si attesta attualmente intorno al target di medio termine del 2%, con i dati preliminari di Eurostat che indicano un lieve rialzo al 2,1% ad agosto rispetto al 2% di luglio. Questo dato è trainato da un rallentamento della discesa dei prezzi energetici (-1,9% annuo) e da un aumento dei prezzi degli alimenti freschi (+5,5%), mentre i servizi e i beni non energetici mostrano dinamiche moderate.
Proiezioni macroeconomiche: inflazione in discesa, crescita in accelerazione
Le nuove proiezioni elaborate dagli esperti della BCE delineano un quadro stabile, simile a quello tracciato a giugno. L’inflazione complessiva è prevista in media al 2,1% nel 2025, per poi scendere all’1,7% nel 2026 e risalire leggermente all’1,9% nel 2027. L’inflazione core (al netto di energia e alimentari) si attesta al 2,4% nel 2025, convergendo verso l’1,9% nel 2026 e l’1,8% nel 2027. Queste stime confermano la traiettoria disinflazionistica, supportata dal calo dei prezzi energetici e dal progressivo ancoraggio delle aspettative inflazionistiche.
Sul fronte della crescita, le notizie sono più positive: il PIL dell’Eurozona è atteso espandersi dell’1,2% nel 2025, con una revisione al rialzo di 0,3 punti rispetto alla stima di giugno (0,9%). Questo miglioramento riflette l’impatto positivo dell’accordo sui dazi tra UE e USA, che ha ridotto l’incertezza commerciale. Per il 2026, la crescita è prevista all’1,0% (leggermente inferiore all’1,1% precedente), mentre resta invariata all’1,3% per il 2027. Nel secondo trimestre del 2025, il PIL ha registrato un modesto +0,1% trimestrale, in linea con le attese, grazie a consumi interni stabili e a un contributo positivo dalla domanda estera.
Anno | Inflazione complessiva (%) | Inflazione core (%) | Crescita PIL (%) |
---|---|---|---|
2025 | 2,1 | 2,4 | 1,2 |
2026 | 1,7 | 1,9 | 1,0 |
2027 | 1,9 | 1,8 | 1,3 |
Questi dati sono stati accolti con sollievo dai mercati: l’euro si è apprezzato leggermente contro il dollaro, mentre i rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni sono rimasti stabili intorno al 2,2%.
Un approccio “data-dependent”: prontezza a reagire ai rischi
Il Consiglio direttivo ha ribadito la propria determinazione a stabilizzare l’inflazione al 2% a medio termine, adottando un approccio “guidato dai dati”. Le decisioni future sui tassi saranno basate su valutazioni aggiornate delle prospettive inflazionistiche, dei rischi associati, della dinamica dell’inflazione di fondo e della trasmissione della politica monetaria, senza vincoli a un percorso predefinito. Come ha sottolineato la presidente Christine Lagarde nella conferenza stampa, “non siamo vincolati a nessun particolare percorso sui tassi”.
Lagarde ha evidenziato i rischi persistenti, tra cui le tensioni geopolitiche (Ucraina e Medio Oriente), l’incertezza politica in Francia e l’impatto potenziale dei dazi USA, nonostante l’accordo recente. “L’economia europea ha dimostrato una buona tenuta, ma i rischi per la crescita sono orientati al ribasso”, ha precisato, confermando che la BCE è pronta ad adeguare tutti i suoi strumenti per preservare la stabilità dei prezzi e il funzionamento del meccanismo di trasmissione monetaria.
Riguardo ai programmi di acquisto di asset (PAA e PEPP), i portafogli continuano a ridursi a un ritmo misurato, senza reinvestimenti del capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Lo strumento di protezione del TPI (Transmission Protection Instrument) rimane disponibile per contrastare dinamiche di mercato ingiustificate che minacciano la trasmissione della politica monetaria.
Reazioni e implicazioni per l’economia reale
La scelta di mantenere i tassi invariati per la seconda riunione consecutiva (dopo la pausa di luglio) è stata accolta positivamente dagli analisti. “Non vi è motivo per modificare la politica in questa fase, con l’inflazione in linea con l’obiettivo e la crescita in trend”, ha commentato Konstantin Veit di Pimco. Josefina Rodriguez di Vanguard ha previsto “cambiamenti limitati nella comunicazione”, con enfasi su un approccio data-dependent.
Per i consumatori e le imprese, l’impatto è duplice: i mutui variabili restano convenienti, con Euribor a 3 mesi stabile al 2,07% e proiezioni di discesa sotto l’1,9% entro il 2026. Tuttavia, l’incertezza globale potrebbe frenare gli investimenti privati. Come ha twittato @lauranaka, “dopo la pausa estiva, la BCE si prende tempo, ma l’inflazione USA in rialzo complica il quadro globale”.
In sintesi, la BCE opta per la prudenza in un contesto fragile ma incoraggiante. Con l’inflazione sotto controllo e una crescita rivista al rialzo, l’attenzione si sposta sulle prossime riunioni: ottobre e dicembre potrebbero portare nuovi aggiustamenti, se i dati lo giustificheranno. L’Europa, per ora, respira.