L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile che fa salire il valore annuale dell’1,4% in accelerazione, come si vede in tabella, rispetto al +1,0% di maggio 2018.
Grafico inflazione Gennaio 2016 Maggio 2018
Nella tabella sotto abbiamo azzardato una ipotesi di un aumento mensile sempre uguale allo 0,3 per cento. Ebbene con questo aumento alla fine dell’anno 2018, l’inflazione annua potrebbe schizzare fino al 3,1 per cento! Leggi tutto
Confrontare le variazioni temporali del valore della moneta in Italia dal 1861 fino al 2017
L’Istat ha pubblicato uno strumento per confrontare le variazioni temporali del valore della moneta in Italia dal 1861 fino al 2017.
Per confrontare le variazioni temporali del valore della moneta in Italia usa la nostra utility.
Si precisa che i coefficienti di trasformazione dei valori monetari riportati dall’ISTAT nelle tavole, sono calcolati e diffusi per sole finalità di analisi storica: essi non costituiscono valori ufficiali da utilizzare per le rivalutazioni monetarie a fini legali (aggiornamento canoni d’affitto, assegni familiari, trattamento di fine rapporto, ecc.) per i quali consigliamo di usare la nostra procedura online.
L’inflazione in Italia per il 2018 sarà in salita o in discesa?
Intanto vediamo cosa succederà per il 2017. Siamo al termine del 2017 e i dati ci dicono che l’anno che sta arrivando al capolinea avrà quasi certamente un’inflazione media tra 1,1 e 1,3 per cento. Vediamo in dettaglio e con i numeri ipotizzati degli aumenti mensili.
Se l’aumento da novembre 2017 a dicembre 2017 sarà uguale allo +0,2 avremo una inflazione annuale pari a 0,7 per cento (indice NIC con tabacchi) e una inflazione media per il 2017 uguale a 1,2%. Il valore definitivo per il 2017 lo trovi qui. Per provare la previsione dell’inflazione usa la nostra utility.
Il dato definitivo dell’inflazione media in Italia è stato del 1,2%.
I dati reali ci dicono che da Gennaio 2017 a Novembre 2017 il tasso medio annuo è pari a 1,3 mentre da Novembre 2016 a Novembre 2017 il valore è stato 1,1 per cento.
C’è da dire che il valore medio per il 2017 che si andrà a consolidare (questo sarà possibile saperlo solo dopo il 15° giorno del mese di Gennaio 2018 quando l’ISTAT diffonderà il valore per dicembre 2017) potrebbe essere il più alto registrato dal 2013 (si veda la tabella sotto).
Per il 2018 gli economisti cosa si aspettano relativamente all’inflazione?
Intanto abbiamo una comunicazione ufficiale dell’ISTAT del 30 maggio 2017, dove l’Istituto comunica per gli anni 2013-2016 gli scostamenti tra realizzazione e previsione
dell’inflazione misurata dall’indice IPCA al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati, nonché la previsione di questo stesso indicatore per gli anni 2017-2020. Per il 2018 viene ben scritto che l’indice IPCA passerà dall’1,1 % del 2017 all’1,3 per cento per il 2018 quindi 0,2 punti in più!
C’è da dire però che le loro previsioni non sono mai state rispettate. questo è ben visibile sulla loro comunicazione.
Il 2018 sarà un anno di “inflazione vivace” visto che i costi di benzina, gasolio auto, elettricità e del metano sono pervasivi e si scaricano sui prezzi finali di quasi tutti i prodotti e i servizi comprati e venduti; si parla poi di rincari del 5% sulle bollette del gas dal mese di gennaio e di 3,5% su quelle della luce. Non si dimentica che molte tariffe sono regolate dal tasso di inflazione programmatoattualmente fissato dal Ministero al 1,7 per cento
In generale il costo di tutta l’energia sarà in crescita – Questo è quello che affermano l’Adusbef e Nomisma Energia – elettricità e metano costeranno 68 euro in più, e l’acqua 45 euro in più.
L’inflazione 2018 aiuterà la rivalutazioni delle pensioni
Per il 2018 l’inflazione darà una mano ai pensionati? Si è così. Dal prossimo gennaio 2018 le pensioni si rivalutano dell’1,1 per cento. Dopo due anni a inflazione zero dove le pensioni erano ferme, per il 2018 si vedrà un leggero aumento annuo.
La circolare INPS stabilisce i valori provvisori per l’IMPORTO DELLE PENSIONI PER L’ANNO 2018
relativamente a Trattamenti minimi, Assegni vitalizi e assegni sociali.
La rivalutazione delle pensioni verrà effettuata sulla base dell’indice di rivalutazione calcolato sui dati Istat definitivi del 2017 e sull’indice di rivalutazione provvisorio per il 2018, con una percentuale di variazione per il calcolo della perequazione sulle pensioni dell’1,1% a partire dal 1° gennaio 2018.
Il Costo di costruzione del fabbricato residenziale a ottobre 2017 su base annua aumenta dello 0,7 per cento
L’Istat comunica che ad ottobre 2017, l’aumento tendenziale del costo di costruzione del fabbricato residenziale su base annua aumenta dello 0,7 per cento e su base mensile dello 0,1.
Questo aumento è da attribuire, come precisano gli esperti dell’ISTAT, all’incremento dei costi dei materiali (+0,9 punti percentuali).
Qui sotto la tabella con gli ultimi dati (variazioni mensili e annuali) per il 2017
Nel 2018 dopo due anni di stop l’importo delle pensioni verrà aggiornato e quindi adeguato “all’inflazione” o meglio alla variazione dell’indice FOI (Indice Istat dei prezzi al consumo, per le famiglie di operai e impiegati.con l’esclusione dei tabacchi).
Per quanto riguarda l’indice (FOI) per l’adeguamento dell’assegno e del canone di affitto prevediamo che l’aumento annuale potrebbe essere pari a 0,7 per cento su base annua se il dato dovesse seguire la stessa identica stima dell’inflazione.
La tabella dell’indice FOI per il periodo Gennaio 2017 – Ottobre 2017
La stima dell’ISTAT sui dati dell’inflazione per novembre 2017 dice che diminuisce su base mensile dello 0,2 per cento e aumenta dello 0,9% rispetto a novembre 2016 (a ottobre +1,0%).
L’ISTAT nel comunicato ufficiale comunica che
“L’ulteriore lieve frenata dell’inflazione (per il terzo mese consecutivo) si deve per lo più al rallentamento, dal lato dei beni, della crescita dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+3,2% da +3,8% di ottobre) e, dal lato dei servizi, dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,9% da +1,4%), mitigato dall’accelerazione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (+5,0% da +4,3% del mese precedente)”
Inoltre precisa che
La diminuzione su base mensile dell’indice generale è dovuta prevalentemente al calo, influenzato da fattori stagionali, dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-1,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-1,0%), solo in parte bilanciato dall’incremento dei prezzi dei Beni energetici non regolamenti (+1,3%), spinti dal rialzo di quelli di carburanti e gasolio.
I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto salgono dello 0,3% in termini congiunturali e dell’1,7% in termini tendenziali (come ad ottobre).
Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dello 0,2% su base mensile e aumenta dell’1,1% su base annua (come ad ottobre).
Questo articolo ti aiuterà a capire e conoscere quali differenze e finalità contraddistinguono gli indici Istat NIC, FOI e IPCA.
Il NICè utilizzato come misura dell’inflazione a livello dell’intero sistema economico; in altre parole considera la collettività nazionale come se fosse un’unica grande famiglia di consumatori, all’interno della quale le abitudini di spesa sono molto differenziate.
Il FOI si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente. È l’indice generalmente usato per adeguare periodicamente i valori monetari, ad esempio gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato.
L’IPCA è stato sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. Infatti, viene utilizzato come uno degli indicatori per verificare la convergenza delle economie dei paesi membri dell’Unione europea. L’indice viene calcolato e pubblicato dall’Istat e inviato all’Eurostat mensilmente secondo un calendario prefissato. L’Eurostat, a sua volta, diffonde gli indici armonizzati dei singoli paesi dell’Ue ed elabora e diffonde l’indice sintetico europeo, calcolato sulla base dei primi.
Cosa hanno in comune gli indici NIC, FOI e IPCA?
I tre indici hanno in comune i seguenti elementi:
la rilevazione dei prezzi;
la metodologia di calcolo;
la base territoriale;
l’articolazione del paniere in 12 divisioni di spesa.
Per cosa differiscono i tre indici NIC, FOI e IPCA?
I tre indici differiscono per altri specifici aspetti:
NIC e FOI si basano sullo stesso paniere e si riferiscono ai consumi finali individuali indipendentemente se la spesa sia a totale carico delle famiglie o, in misura parziale o totale, della Pubblica Amministrazione o delle istituzioni non aventi fini di lucro (ISP). Il peso attribuito a ogni bene o servizio è diverso nei due indici, a seconda dell’importanza che i diversi prodotti assumono nei consumi della popolazione di riferimento.
Per il NIC la popolazione di riferimento è l’intera popolazione;
per il FOI è l’insieme di famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente.
L’IPCA ha in comune con il NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia dagli altri due indici poiché si riferisce alla spesa monetaria per consumi finali sostenuta esclusivamente dalle famiglie (Household final monetary consumption expenditure); esclude, inoltre, sulla base di regolamenti comunitari, alcuni prodotti come, ad esempio, le lotterie, il lotto e i concorsi pronostici.
Un’ulteriore differenziazione fra i tre indici riguarda il concetto di prezzo considerato: il NIC e il FOI considerano sempre il prezzo pieno di vendita.
L’IPCA si riferisce invece al prezzo effettivamente pagato dal consumatore. Ad esempio, nel caso dei medicinali, mentre per gli indici nazionali viene considerato il prezzo pieno del prodotto, per quello armonizzato il prezzo di riferimento è rappresentato dalla quota effettivamente a carico delle famiglie.
Inoltre, l’IPCA tiene conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo (saldi, sconti e promozioni). Tale caratteristica può determinare in alcuni mesi dell’anno andamenti congiunturali sensibilmente diversi da quelli degli | 18 indici NIC e FOI. Gli indici nazionali NIC e FOI sono prodotti anche nella versione che esclude dal calcolo i tabacchi, ai sensi della legge n. 81 del 1992.
Adeguare e quindi aggiornare l’assegno di mantenimento al coniuge o l’importo che mensilmente devi ai tuoi figli oppure il canone d’affitto per il mese di ottobre 2017? Sei nel posto giusto.
L’ISTAT ha comunicato la stima dell’inflazione per il mese di settembre 2017.
Il dato mensile ovvero la variazione rispetto ad agosto 2017 è stata negativa. La variazione mensile risulta essere uguale a -0,3 per cento; il valore più basso fatto registrare nel 2017. Gli altri negativi si erano registrati a Giugno con -0,1 e a con -0,2 per cento. Leggi tutto
Cerchiamo tramite l’utility che mettiamo a disposizione gratuitamente di prevedere quale potrebbe essere il dato dell’inflazione per il mese di Agosto 2017.
L’ultimo dato comunicato dall’ISTAT (indice Nic con tabacchi) è stato uguale a 101,2. Leggi tutto
Impariamo il calcolo del coefficiente e della variazione percentuale
Il coefficiente ISTAT di rivalutazione monetaria si ottiene dividendo gli indici comunicati mensilmente dall’ISTAT.
In che modo e con quale criterio? Facciamo un esempio.
A gennaio 2017 l’indice ISTAT è risultato pari a:100,6
A ottobre 2016 l’indice ISTAT è risultato pari a:100
Per ottenere il coefficiente di rivalutazione si divide l’indice del periodo più attuale (100,6) per quello meno attuale (100).
coefficiente=100,6/100
il coefficiente sarà uguale a 1,0060
Per la variazione percentuale invece si moltiplica per 100 il coefficiente e si sottrae 100.
Var% = (1,0060 * 100) – 100
Nel nostro esempio quindi la var% sarà uguale a 0,6%.
L’approssimazione numerica per la variazione percentuale è per regola ad una cifra.
Nel caso gli indici non dovessero appartenere alla stessa base (un esempio potrebbe essere il periodo 01/01/1980 al 31/12/2005) l’indice relativo al periodo “maggiore” dovrà essere moltiplicato per il coefficiente di raccordo che l’Istat comunica e indicato ove necessario nei calcoli.
Per il calcolo di variazioni tra indici su basi diverse è necessario l’utilizzo di coefficienti di raccordo tra
basi.
Ma come si calcola l’indice di raccordo?
Il coefficiente di raccordo è calcolato dividendo l’indice medio annuo dell’anno di cambio di base per 100 ed è espresso con 3 decimali.
I coefficienti di raccordo da utilizzare per il calcolo di variazioni sono tanti quanti sono i cambiamenti di base verificatisi nell’intervallo di tempo considerato.
A marzo 2017, le stime preliminari, dell’inflazione non varia su base mensile e registra un aumento dell’1,4% rispetto a marzo 2016 (era +1,6% a febbraio). Leggi tutto