La riforma del tfr for dummies (parte1) a cura di stefano fiaschi

In questa prima parte stefano fiaschi ci parlerà del tfr: cos’è e che cosa prevede la riforma.

Cos’è il tfr?

Il tfr è il “trattamento di fine rapporto” non è altro che una parte di salario che non viene ceduto al lavoratore mensilmente, ma trattenuto dall’azienda, che lo investe per poi liquidarlo al dipendente, sotto forma di capitale, al termine del rapporto di lavoro (licenziamento, dimissioni o pensionamento). questo precedentemente la riforma.
cosa prevede la riforma?

Prima di tutto c’è da dire che la riforma riguarda solo il tfr da maturare, per quello già maturato non cambierà nulla rispetto a quanto detto sopra. per il tfr da maturare la riforma apre nuove prospettive, i dipendenti ora potranno decidere che cosa fare del proprio tfr scegliendo tra varie opzioni. differenzia inoltre le imprese con più di 50 dipendenti da quelle con meno di 50 per quanto riguarda il caso in cui il dipendente decidesse di mantenere il proprio tfr allo stato attuale.
Le opzioni che i dipendenti possono scegliere per quella che viene definita liquidazione sono quattro:

  1. lasciare il tfr in azienda, in pratica mantenere le stesse condizioni precedenti la riforma, in caso l’azienda avesse più di 50 dipendenti esso verrebbe gestito da un fondo ad hoc dell’inps con le stesse garanzie. questa opzione consente comunque di cambiare idea in seguito e di trasferirlo poi in una delle altre tre opzioni in qualunque momento.
  2. investirlo in un fondo di categoria, ossia trasferirlo ad un fondo nato da un accordo tra imprese e sindacati dove verrà investito, non più insieme a quello degli altri dipendenti della stessa impresa, ma insieme al tfr di tutti i lavoratori inquadrati dal medesimo contratto (telecomunicazioni, metalmeccanici, etc.).
  3. trasferirlo in un fondo collettivo aperto, ossia investirlo in un fondo promosso da banche o finanziarie. in pratica quello che molti risparmiatori già fanno con i propri risparmi, il tfr viene trasferito ad una banca che provvederà ad investirlo e a restituirlo sotto forma di capitale con tempi, modalità e tassi che variano secondo il contratto stipulato con la banca.
  4. trasferirlo ad un fondo pensionistico (anche detto pip “piano individuale pensionistico“), ossia trasferirlo in un fondo promosso da banche o assicurazioni che provvederanno a reinvestirlo e a garantire poi un reddito pensionistico così da integrare la propria pensione di anzianità.

Nel caso il dipendente, al 30 giugno 2007, non si fosse espresso in merito, il suo tfr da maturare verrebbe trasferito automaticamente ad un fondo di categoria scelto dall’impresa in accordo con in sindacati, nell’ulteriore caso in cui l’impresa non avesse stipulato alcun contratto in merito, il tfr verrebbe trasferito al fondo dell’inps
nella prossima puntata cercherò di approfondire l’argomento, valutando le varie opzioni e considerando diverse tipologie di lavoratori (precari, a tempo indeterminato, giovani, vicini al pensionamento, etc.)

Qui la seconda parte

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