Revisione paniere anno 2007 fa ancora discutere

La revisione del paniere fa ancora discutere

Sono passati circa 7 mesi da quando l'Istat ha messo in soffitta la torta gelato, il cavo elettrico, la calcolatrice tascabile, la videocassetta, la coperta di lana e la pellicola fotografica, per far posto alla confezione multipack di gelati, alla multipresa elettrica, ai vasetti di sughi pronti, al piumino da letto e alla memory card per macchine fotografiche digitali.

Sono alcune delle principali novità introdotte a febbraio con l'ultima revisione dei prodotti che compongono il cosiddetto paniere dell'Istat. Un aggiornamento che dovrebbe aver avvicinato in maniera significativa la rilevazione della dinamica dei prezzi effettuata dall'Istituto di statistica all'inflazione effettivamente sostenuta dai consumatori.

In tutto ora sono 540 i prodotti che compongono il paniere.

Ma la vasta gamma di articoli rappresentati (dal filo interdentale all'assicurazione contro gli infortuni, dai sedili per bambini ai viaggi aerei) non basta, secondo le associazioni dei consumatori e secondo alcuni studiosi, a rilevare l'effettivo rincaro dei prezzi cui i cittadini devono far fronte. ''Noi costruiamo - spiega a LABITALIA Roberto Monducci, direttore generale dell'Istat delle Statistiche sui prezzi sul commercio estero - indici generali rappresentativi dei consumi di tutti gli italiani: nel paniere c'è infatti di tutto, dalla pasta alle spese funebri. Ma questo significa che non esiste in Italia alcuna famiglia che abbia esperienza di consumo su tutto il paniere. Esiste una 'famiglia virtuale', su cui si costruisce il paniere e che ogni anno fa viaggi all'estero, si compra una macchina nuova, spende in formazione e cultura, ha avuto un funerale e così via''.

Critico Giampaolo Fabris, professore ordinario di Sociologia dei Consumi all'Università San Raffaele di Milano e presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione nella Facoltà di Psicologia: ''L'esperienza di ciascuno di noi ci dice che l'inflazione vera non è quella del 2% calcolata dall'Istat''. ''Quella dell'Istat - aggiunge Fabris - è una mentalità statistica intesa come pura matematica e non come scienza sociale. Come sociologo dei consumi, sono esterrefatto di quello che questi signori fanno''. Il sociologo non è certo tenero nei confronti dell'Istituto di statistica. A proposito del paniere, con LABITALIA sottolinea che ''il numero dei prodotti presenti è sterminato, più di 500, e ogni anno ne viene tolto qualcuno e messo qualcun altro. Ma a me pare che cambi poco, perché l'esperienza di ciascuno di noi ci dice che l'inflazione vera non è quella del 2% calcolata dall'Istat''. Fabris critica soprattutto il criterio di scelta dei prodotti, che per il sociologo a volte appare più ''frutto di fantasia che di una seria ricerca di tipo socioantropologico''. Il professore ha da ridire anche sui metodi di campionamento. L'indice dei prezzi è rilevato ''per lo più in piccole botteghe e fino a poco tempo fa la grande distribuzione organizzata non rientrava nel campione Istat''. Anche l'omissione delle marche dai criteri di scelta ''è incomprensibile''. ''Ma il vulnus più grosso - aggiunge Fabris - è la distribuzione dei pesi che i prodotti hanno nel paniere: basti pensare alle spese per la casa. Sulle tasche dei consumatori incidono per oltre il 27% e l'Istat le calcola al 10%''.

Sul capitolo 'casa' e sul suo peso nel paniere, Monducci però sottolinea che ''bisogna considerare che l'82% delle famiglie in Italia vive in case di proprietà e il restante 18% in affitto''. ''Nel capitolo casa - aggiunge il direttore dell'Istat - sono comprese le spese correnti per l'abitazione come il condominio o la manutenzione, ma non le spese per l'acquisto''. Insomma, il mutuo non rientra nel novero delle voci considerate ai fini inflattivi. ''Questo perché - precisa - il mutuo è considerato una modalità di pagamento differita di un bene non di consumo, e dunque fuori dal calcolo dell'indice dei prezzi al consumo. Ma questo - assicura - è una pratica diffusa in tutta Europa''. ''L'indice deve rappresentare - ribadisce Monducci - le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e servizi rappresentativi di tutti quelli destinati al consumo finale delle famiglie. L'indice così astratto è quello che bisogna costruire per avere una misura dell'inflazione comparabile con gli altri paesi, così come hanno definito le istituzioni internazionali che regolano le attivita' statistiche''. Insomma, nel paniere non si può mettere solo pane, pasta e bollette. ''No, dobbiamo mettere di tutto - precisa Monducci - ed è per questo che le esperienze reali di consumo fanno riferimento solo a una parte del paniere''.

Roma, 8 ott 2007.