13/11/2008
Sulla base della consueta analisi economica e monetaria, nella riunione del 6 novembre il Consiglio direttivo ha deciso di ridurre il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema di ulteriori 50 punti base, al 3,25 per cento, con effetto il 12 novembre, data di inizio del nuovo periodo di mantenimento delle riserve; il medesimo intervento è stato effettuato sui tassi applicati alle operazioni di rifinanziamento marginale e ai depositi presso la banca centrale, che sono stati portati rispettivamente al 3,75 e 2,75 per cento a partire dal 12 novembre.
Tali decisioni hanno seguito la riduzione coordinata dei tassi di interesse dello scorso 8 ottobre.
Secondo la valutazione del Consiglio direttivo, le prospettive per la stabilità dei prezzi hanno continuato a migliorare. Ci si attende che nei prossimi mesi l’inflazione seguiti a diminuire, raggiungendo un livello in linea con la stabilità dei prezzi nel corso del 2009. L’acuirsi e il diffondersi delle turbolenze dei mercati finanziari freneranno probabilmente la domanda su scala mondiale e nell’area dell’euro per un periodo di tempo piuttosto prolungato.
In tale contesto, a fronte del forte calo dei prezzi delle materie prime registrato negli ultimi mesi, si dovrebbero anche allentare le tensioni su prezzi, costi e salari all’interno dell’area. Al tempo stesso, il ritmo dell’espansione di fondo della moneta, seppure ancora sostenuto, ha mostrato ulteriori segnali di riduzione.
Nel complesso, le informazioni disponibili e l’analisi corrente del Consiglio direttivo indicano che, pur non essendosi ancora del tutto dissolti, i rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi nell’orizzonte di medio periodo rilevante per la politica monetaria si sono ulteriormente attenuati.
Nella fase attuale è pertanto indispensabile che tutti i soggetti coinvolti, fra cui le autorità pubbliche, gli operatori che determinano i prezzi e le parti sociali, agiscano con pieno senso di responsabilità. Il livello di incertezza dovuto agli andamenti dei mercati finanziari rimane straordinariamente elevato e si profilano sfide di natura eccezionale. Il Consiglio direttivo si attende che il settore bancario contribuisca a ristabilire il clima di fiducia.
A sua volta, preserverà il saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione in linea con il proprio obiettivo a medio termine, favorendo in tal modo la crescita sostenibile e l’occupazione e contribuendo alla stabilità finanziaria. Il Consiglio direttivo continuerà dunque a seguire con molta attenzione tutti gli sviluppi nel prossimo periodo.
Gli andamenti correnti dell’attività economica sono tuttora circondati da un livello di incertezza straordinariamente elevato, riconducibile in ampia misura all’intensificarsi e al diffondersi delle turbolenze dei mercati finanziari. L’economia mondiale nel suo insieme è esposta agli effetti avversi, poiché le tensioni si propagano in misura crescente dal settore finanziario all’economia reale e dalle economie avanzate a quelle emergenti.
Guardando all’area dell’euro, le ultime indagini congiunturali confermano che l’attività economica si è significativamente indebolita, con il ristagno della domanda interna ed esterna e un inasprimento delle condizioni di finanziamento.
In prospettiva permane la fondamentale esigenza di gettare solide basi per una ripresa e, affinché questa si concretizzi al più presto, è di primaria importanza mantenere un atteggiamento disciplinato e una prospettiva a medio termine nella conduzione delle politiche macroeconomiche, nonché evitare effetti di secondo impatto.
È altrettanto importante che il settore bancario tenga pienamente conto delle significative misure di sostegno adottate dai governi per far fronte alle turbolenze finanziarie. Tali misure dovrebbero corroborare l’affidabilità del sistema finanziario, contribuire a evitare inopportune limitazioni nell’offerta di credito alle imprese e alle famiglie e, unitamente al recente calo generalizzato dei prezzi delle materie prime, aiutare a ristabilire il clima di fiducia.
Il Consiglio direttivo ritiene che si siano concretizzati in parte i rischi al ribasso per l’attività economica identificati in precedenza, in particolare quelli dovuti alle tensioni nei mercati finanziari; altri continuano a essere connessi ad andamenti disordinati derivanti dagli squilibri mondiali e a crescenti spinte protezionistiche, nonché a possibili nuovi incrementi dei prezzi delle materie prime.
Passando ai prezzi, dall’autunno scorso il tasso di inflazione sui dodici mesi misurato sullo IAPC risulta considerevolmente superiore al livello coerente con la stabilità dei prezzi, pur essendo da luglio in costante diminuzione; in ottobre si sarebbe collocato al 3,2 per cento secondo la stima rapida dell’Eurostat, dopo il 3,6 per cento di settembre e il 3,8 di agosto.
Il livello di inflazione persistentemente elevato è ampiamente riconducibile agli effetti diretti e indiretti dei passati rincari dei beni energetici e alimentari su scala mondiale. Inoltre, la forte crescita salariale della prima metà dell’anno, malgrado il minor slancio dell’espansione economica, e il rallentamento della produttività del lavoro registrato nello stesso periodo hanno determinato un incremento significativo del costo del lavoro per unità di prodotto.
In prospettiva, il brusco calo dei prezzi delle materie prime osservato di recente e il protratto indebolimento della domanda suggeriscono che l’inflazione al consumo continuerà a ridursi nei prossimi mesi, per poi raggiungere un livello in linea con la stabilità dei prezzi nel corso del 2009. Di riflesso, in particolare, al futuro andamento dei prezzi del petrolio e delle altre materie prime, non si possono escludere diminuzioni dell’inflazione persino più pronunciate intorno alla metà del prossimo anno, riconducibili soprattutto a effetti base.
Questa evoluzione sarebbe di breve durata e pertanto non rilevante nella prospettiva della politica monetaria. Tuttavia, guardando oltre tale variabilità, si rileva un’attenuazione dei rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi nell’orizzonte pertinente ai fini della politica monetaria; quelli che persistono sono connessi da un lato a un aumento inatteso dei corsi delle materie prime, delle imposte indirette e dei prezzi amministrati, dall’altro al manifestarsi di effetti di secondo impatto generalizzati nel processo di formazione dei salari e dei prezzi, specialmente nelle economie che presentano forme di indicizzazione delle retribuzioni nominali ai prezzi al consumo. Il Consiglio direttivo continua a chiedere che siano abolite tali forme di indicizzazione.
È indispensabile assicurare che le aspettative di inflazione a medio-lungo termine restino saldamente ancorate su livelli in linea con la stabilità dei prezzi. Per quanto riguarda l’analisi monetaria, i tassi di crescita sui dodici mesi dell’aggregato monetario ampio e del credito, pur restando elevati, hanno continuato a ridursi in settembre.
Nell’adeguata prospettiva di medio periodo, i dati monetari disponibili fino a settembre confermano che i rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi sono in diminuzione ma non si sono del tutto dissolti. Un esame più attento dei dati sulla moneta e sul credito indica che il recente intensificarsi delle tensioni finanziarie ha già avuto un impatto rilevabile, soprattutto nel disinvestimento dai fondi comuni monetari e nei maggiori afflussi verso i depositi a vista. Nondimeno, l’effetto dell’incertezza degli investitori sulle scelte di portafoglio si manifesterà appieno soltanto nei mesi a venire.
Nel prossimo periodo non si possono quindi escludere riallocazioni di portafoglio tra attività non monetarie e monetarie, da una parte, e tra diverse tipologie di strumenti monetari dall’altra. Occorre tenere conto di tali effetti nel valutare la crescita della moneta e le sue implicazioni per la stabilità dei prezzi a medio termine. I dati di settembre forniscono anche indicazioni del fatto che il recente acuirsi e diffondersi delle tensioni finanziarie ha indotto un rallentamento nella concessione di credito bancario ai residenti nell’area dell’euro, prevalentemente sotto forma di minore detenzione di titoli.
Nel contempo, per l’insieme dell’area dell’euro non sono emerse fino a settembre evidenze del prosciugarsi dell’offerta di prestiti bancari a favore delle famiglie e delle società non finanziarie; in particolare, la struttura per scadenza dei prestiti suggerisce che queste ultime hanno continuato a ottenere finanziamenti, anche su scadenze relativamente lunghe. È tuttavia necessario disporre di ulteriori dati e analisi per poter formulare un giudizio fondato.
In sintesi, l’acuirsi e il diffondersi delle turbolenze dei mercati finanziari freneranno probabilmente la domanda su scala mondiale e nell’area dell’euro per un periodo di tempo piuttosto prolungato. In tale contesto, a fronte del forte calo dei prezzi delle materie prime registrato negli ultimi mesi, si dovrebbero anche allentare le tensioni su prezzi, costi e salari all’interno dell’area.
Al tempo stesso, il ritmo dell’espansione di fondo della moneta, seppure ancora sostenuto, ha mostrato ulteriori segnali di riduzione. La verifica incrociata dei risultati dell’analisi economica con quelli dell’analisi monetaria conferma che si sono ulteriormente attenuati i rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi nell’orizzonte di medio periodo rilevante per la politica monetaria, pur non essendosi ancora del tutto dissolti.
Nella fase attuale è pertanto indispensabile che tutti i soggetti coinvolti, fra cui le autorità pubbliche, gli operatori che determinano i prezzi e le parti sociali, agiscano con pieno senso di responsabilità. Il livello di incertezza dovuto agli andamenti dei mercati finanziari rimane straordinariamente elevato e si profilano sfide di natura eccezionale. Il Consiglio direttivo si attende che il settore bancario contribuisca a ristabilire il clima di fiducia.
A sua volta, preserverà il saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione in linea con il proprio obiettivo di medio termine, favorendo in tal modo la crescita sostenibile e l’occupazione e contribuendo alla stabilità finanziaria.
Il Consiglio direttivo continuerà dunque a seguire con molta attenzione tutti gli sviluppi nel prossimo periodo. Sul fronte delle finanze pubbliche, le sfide di medio periodo, quali l’invecchiamento demografico, evidenziano con forza l’esigenza di incentrare la politica di bilancio sulla sostenibilità a medio termine e rafforzare quindi la fiducia. Pertanto, come confermato di recente dal Consiglio Ecofin e dal Consiglio europeo, devono continuare a essere applicate integralmente le disposizioni di politica di bilancio del Trattato di Maastricht e del Patto di stabilità e crescita.
Le regole di bilancio rappresentano uno dei pilastri imprescindibili dell’UEM e della moneta unica, che occorre preservare stabilmente per non minare la fiducia nella sostenibilità delle finanze pubbliche. Infine, la situazione attuale richiede l’elevata qualità e la tempestività delle informazioni statistiche sugli interventi dei governi affinché l’uso dei fondi pubblici sia trasparente e responsabile.
Passando alle politiche strutturali, l’economia dell’area dell’euro dovrà mostrare una significativa capacità di tenuta, data l’attuale debolezza dell’attività e la notevole incertezza riguardo alle prospettive economiche. Nella situazione corrente dovrebbe pertanto essere ravvisata la capacità di catalizzare l’attuazione delle riforme interne necessarie affinché i paesi possano ottenere il massimo beneficio dall’intensificarsi del commercio internazionale e dalla maggiore integrazione dei mercati, in linea con il principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza.
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