Analisi e confronto di un’applicazione sugli indici superlativi dei prezzi al consumo in Italia.

1. Introduzione

Uno degli effetti di distorsione presenti nell’indice dei prezzi al consumo, evidenziato nel rapporto Boskin [1996], è il cosiddetto effetto di sostituzione, che si verifica quando il consumatore sposta le proprie preferenze verso prodotti più economici, che soddisfino la medesima esigenza, a seguito della variazione nei prezzi relativi.

Nella seconda sezione sono poste a confronto le implicazioni di tale aspetto a seconda che venga calcolato un indice del costo della vita o, come avviene in Italia, un indice che misura la variazione pura di prezzo.

Uno dei metodi per valutare l’entità dell’effetto di sostituzione è quello di confrontare l’indice dei prezzi al consumo, usualmente calcolato con una formula di Laspeyres modificata, con altri indici, tra cui i cosiddetti indici superlativi (terza sezione).

L’applicazione sugli indici italiani, illustrata nella quarta sezione, riguarda il periodo 1996-1998, per il quale sono stati ricostruiti una serie omogenea di indici e di coefficienti di ponderazione ad un livello di disaggregazione sufficiente per le esigenze dell’analisi.


2. Indici del costo della vita e indici della variazione pura dei prezzi



In alcuni Paesi, come ad esempio negli Stati Uniti, il riferimento concettuale dell’indice dei prezzi al consumo è la teoria del costo della vita. Diewert [1999], riprendendo i lavori di numerosi autori che hanno sviluppato la teoria iniziale di Konüs, ha fornito un’elegante formalizzazione degli indici del costo della vita plutocratici condizionati :

(1)


dove rappresenta il costo minimo sostenuto dalla famiglia h per raggiungere il livello di utilità uh , dati i vincoli ambientali, sociali e demografici eh ed il vettore dei prezzi pt .

E’ evidente che un indice di tipo Laspeyres non può soddisfare l’obiettivo di misurare il costo della vita. In tal senso non destano meraviglia le conclusioni alle quali è giunta The Advisory Commission to study the Consumer Price Index, meglio nota come Commissione Boskin [1996], che ha analizzato le cause di sovrastima dell’indice dei prezzi al consumo rispetto all’indice del costo della vita.

Altri Paesi, tra cui anche l’Italia, hanno da tempo rinunciato ad inseguire la teoria del costo della vita. L’indice dei prezzi al consumo è uno strumento inadeguato per misurare un fenomeno così complesso. Osservando la (1) si nota che le variabili in essa contenute hanno una forma funzionale difficilmente identificabile ed in ogni caso non rappresentabile a meno di pesanti semplificazioni che ne minerebbero l’efficacia. Turvey [1999], aggiunge che non ha molto senso mantenere costanti nel tempo i vincoli demo-sociali, dato che le esigenze di ciascuna famiglia variano al variare dell’età dei suoi componenti.

Gli indici dei prezzi al consumo, in un ottica non costo vita, hanno l’obiettivo di misurare la variazione pura di prezzo di un aggregato macroeconomico ben definito che costituisce il dominio di riferimento dell’indice. Gli IPC, in Italia, fanno riferimento all’aggregato dei consumi finali effettivi delle famiglie, definito dall’ESA95, mentre l’HICP ha come campo di definizione la spesa per consumo finale effettivo delle famiglie (Mostacci, 1999). In tale ottica l’effetto di sostituzione non è rilevante ed è in ogni caso trascurabile se, come in Italia, si procede ad una revisione annuale del paniere dei prodotti e dei pesi ad esso associati.

Formule di calcolo per gli IPC.

Tutti i principali Istituti Nazionali di statistica, indipendentemente dall’approccio teorico di riferimento, utilizzano per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo una formula di tipo Laspeyres applicata ad un paniere fisso di beni e servizi:

(2)

dove B è la base di riferimento dei prezzi e (B-k) è la base di riferimento delle quantità, essendo k un numero non negativo generalmente maggiore di 0. Per k=0 si ritrova la formula di Laspeyres.

I motivi di tale scelta sono essenzialmente di ordine pratico e derivano da tre esigenze fondamentali dalle quali un indice ufficiale non può prescindere:

deve offrire garanzie di significatività;
deve essere tempestivo;
dopo la pubblicazione l’indice non può essere soggetto a revisione.
Nella pratica, non disponendo delle quantità, la formula originale di Laspeyres viene utilizzata sotto un’altra forma:


(3)

dove, è l’indice di prezzo al tempo t in base B per il prodotto i del paniere e è il peso del prodotto i, pari alla spesa relativa sostenuta per l’acquisto di i al tempo B.

Il vettore dei pesi è costruito utilizzando i consumi finali privati della Contabilità Nazionale, ripartendo le spese di ciascuna voce aggregata tra i prodotti del paniere.

A causa dei vincoli della tempestività e della definitività degli IPC, per la stima dei pesi si fa riferimento alle stime relative all’anno B-1, ricadendo nella formula dell’indice di Laspeyres modificato (2), che secondo la (3) diventa :
(4)

L’utilizzo della (6), in luogo della (5), può generare il cosiddetto effetto bouncing.

L’utilizzo di formule alternative non può prescindere dalle informazioni già disponibili. L’indice di Paasche, necessario per calcolare l’indice ideale di Fisher, può essere riscritto utilizzando gli indici dei prezzi ed i pesi disponibili:
(5)

Un altro indice che presenta interessanti proprietà è l’indice di Walsh, che considera la media geometrica delle quantità dei due periodi in esame. La formula originaria di Walsh può essere trasformata nel modo seguente:


(6)

dove è il peso di ciascun prodotto i, dato dalla media geometrica relativa di , spesa per consumo del prodotto i al tempo B e di , spesa per consumo del prodotto i al tempo t, valutata a prezzi costanti al tempo B. Un risultato simile è stato raggiunto anche da Dalén [1999].

Nella categoria degli indici superlativi è interessante verificare anche il comportamento dell’indice di Törnqvist :

(7)

Confronto tra indici

In questa sezione sono analizzati i risultati dell’applicazione sugli indici dei prezzi al consumo in Italia nel periodo 1996-1998, in base 1996=100. A tale scopo è stato necessario produrre un set di dati omogeneo, comprendente una matrice di indici mensili e 3 vettori di spese per consumo per ciascuna voce di prodotto del paniere.

Nella tabella 1 l’indice di Laspeyres modificato è l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività pubblicato dall’Istat, riscalato in base 1996=100, mentre gli altri indici sono ottenuti utilizzando le formule del paragrafo precedente.


Tabella 1: Indici dei prezzi al consumo base 1996=100.

Indice 1996 1997 1998
Laspeyres modificato 100.0 102.0 104.0
Laspeyres 100.0 102.1 104.1
Paasche 100.0 102.1 104.0
Fisher 100.0 102.1 104.0
Walsh 100.0 102.1 104.0
Törnqvist 100.0 102.1 104.0




Sebbene il periodo considerato sia troppo breve per effettuare un’analisi inferenziale delle proprietà delle serie storiche dei diversi indici, dai risultati emerge una chiara indicazione di indifferenza degli indici aggregati rispetto ai differenti vettori di peso utilizzati.