Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) - Cos'è il TFR-La riforma del TFR

Cos'è il TFR?

In tutti i casi di cessazione del rapporto di lavoro – sia per licenziamento individuale o collettivo, sia per dimissioni – la legge riconosce ai lavoratori subordinati il diritto a percepire il trattamento di fine rapporto (TFR), comunemente chiamato anche "liquidazione".

Il TFR rappresenta un compenso differito, che il lavoratore riceve al termine del rapporto di lavoro per affrontare le difficoltà economiche legate alla perdita della retribuzione ordinaria. È parte integrante della retribuzione lorda, ma non disponibile subito: viene accantonato dal datore di lavoro e rimane di proprietà del lavoratore.

Breve storia del TFR

Con la legge n. 297 del 29 maggio 1982, in vigore dal 1° giugno 1982, il TFR ha sostituito la precedente indennità di anzianità. Prima di tale riforma, la liquidazione veniva calcolata moltiplicando l’ultima mensilità percepita per il numero degli anni di servizio.

Contabilità e garanzie

Se l’azienda non è in grado di pagare il TFR (ad esempio per fallimento), l’INPS interviene garantendo l’importo spettante al lavoratore. Non esiste, invece, una tutela analoga per i contributi previdenziali o per stipendi arretrati.

Dal punto di vista contabile, il TFR è iscritto nel passivo dello stato patrimoniale tra i fondi per accantonamenti e, in contropartita, come costo nel conto economico. Questo incide sull’utile d’esercizio pur trattandosi in larga parte di un costo figurativo, che diventa effettivo solo al momento della liquidazione o dell’anticipo.

Le imprese quotate e quelle che redigono bilanci IAS/IFRS devono inoltre effettuare una valutazione attuariale del TFR, come previsto dallo IAS 19 e dal D.Lgs. 38/2005.

Per l’azienda, il TFR costituisce una forma di autofinanziamento: il rendimento minimo da riconoscere al lavoratore è infatti inferiore al costo medio del capitale o dell’indebitamento.

Calcolo e rivalutazione

Il TFR maturato in un anno è pari alla retribuzione annua (comprensiva di tredicesima e quattordicesima) divisa per 13,5. Ad esempio, con una retribuzione mensile di 1.000 €, l’accantonamento annuo è di circa 1.037 €.

Ogni anno il TFR si rivaluta secondo la formula stabilita dal Codice Civile:
1,5% + 75% dell’aumento dell’indice FOI (Indice dei Prezzi al Consumo per le Famiglie di Operai e Impiegati, senza tabacchi, pubblicato mensilmente da ISTAT). In media, il rendimento complessivo si colloca attorno al 2,5% annuo, proteggendo il lavoratore dall’inflazione. Su Rivaluta.it puoi consultare i coefficienti di rivalutazione TFR aggiornati.

Il tasso di inflazione programmata, utile anche per i calcoli previdenziali, viene reso noto ogni anno con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Anticipazioni sul TFR

Il lavoratore con almeno 8 anni di anzianità presso la stessa azienda può richiedere un’anticipazione fino al 70% del TFR maturato, ma solo per spese documentate come:

  • spese sanitarie straordinarie;
  • acquisto della prima casa per sé o per i figli;
  • spese legate a congedi parentali o di formazione.

Le aziende sono tenute a concedere anticipi entro i limiti del 10% degli aventi diritto o del 4% della forza lavoro complessiva.

TFR e confronto internazionale

Il TFR è una peculiarità italiana: in molti Paesi europei (Francia, Germania, Spagna, Regno Unito) non esiste un istituto analogo. Per un confronto aggiornato tra TFR e Fondo Pensione, puoi usare il simulatore dedicato su Rivaluta.it.